martedì 6 marzo 2007

ciao a tutti!

Prof ce l'ho fatta!
giulia. (florian)

lunedì 5 marzo 2007


“SCHEDA DI ANALISI PER UN’OPERA PITTORICA”
dalla raccolta: i gigli dell’arte

TITOLO COMUNEMENTE USATO: ASSUNTA
AUTORE: TIZIANO VECELLIO opera firmata TICIANVS nella pietra su cui è seduto San Pietro.
COMMITTENTE E DESTINAZIONE ORIGINALE DELL’OPERA: S. MARIA GLORIOSA DEI FRARI commissionata nel 1516 dal guardiano del convento dei Frati minori Germano Casale (alcuni libri riportano il cognome Caiole), priore che incarica Tiziano di dipingere una nuova pala per l’altare Maggiore della chiesa di S. Maria Gloriosa dei Frari dove tuttora si trova.
Si deve ricordare che il grande dipinto dell’Assunta fu tolto dalla chiesa nel 1816 e trasferito alle Gallerie dell’Accademia di Venezia dove venne restaurato dal pittore Lattanzio Querelo per essere poi esposto nella prima sala del museo; ritornò nella sua collocazione originale solo nel 1919.
Un altro restauro avvenuto nel 1974 ci rivela che lo stato dell’opera è da considerarsi più che buono, infatti solo la figura di San Pietro risulta profondamente danneggiata e ricostruita.
DATAZIONE: 1516-1518
COLLOCAZIONE: S. MARIA GLORIOSA DEI FRARI
MATERIALE, TECNICA E FORMATO: OLIO SU TAVOLA; 690×360 cm tavola molto grande formata da 21 pannelli compositi spessi 3 cm.

DESCRIZIONE PREICONOGRAFICA Al centro troviamo una figura femminile vestita con un abito rosso e un mantello verde che sembra gonfiarsi come a un soffio di vento; poggia su una nuvola sorretta da angioletti che lo circondano. Ella alza il braccio e gli occhi verso l’alto quasi a guardare l’altra figura, questa volta maschile, con barba e capelli brizzolati che con le braccia aperte sembra quasi accoglierla.
La nuvola che si forma sopra il suo capo è dorata formata da tante teste di angelo.
In basso, invece, troviamo una folla di persone che volgono lo sguardo verso l’alto i gesti appaiono molto evidenti.
I colori dominanti sono il rosso e il verde, alcuni personaggi non sono rappresentati di fronte, ma visti da dietro.

DESCRIZIONE ICONOGRAFICA
Il tema qui trattato è quello della salita al cielo della Vergine che viene impostata da Tiziano su tre registri sovrapposti: in quello superiore Tiziano colloca la figura di Dio scorciato trasversalmente rispetto al piano di rappresentazione, nella parte centrale viene raffigurata Maria in piedi sulle nubi e attorniata sia da festanti angioletti che da una sfera luminosa e dorata.
La zona inferiore è occupata da degli apostoli che assistono all’evento con gesti stupiti.
Anche se le tre zone del dipinto sono caratterizzate da differenti scorci prospettici, il dipinto appare del tutto unitario proprio per l’effetto luministico tipicamente tizianesco.
Siamo di fronte a un’opera tipicamente religiosa richiesta proprio da committenti religiosi.
L’impostazione delle figure risulta classica e monumentale, infatti, appaiono inserite all’interno di un triangolo.
L’attenzione ai gesti e all’espressione dei volti ricordano quanto veniva elaborato a Roma da Raffaello e da Michelangelo soprattutto per quanto riguarda la tensione motoria.
Le fonti contemporanee (Dolce 1557) e gli scrittori seicenteschi (Ridolfi 1648) sono concordi nel ricordare che la pala non godette di immediato apprezzamento perchè il pubblico veneziano era ancora troppo legato ai modelli tardo quattrocenteschi dei Vivarini e del Bellini e non vi aveva saputo cogliere le rivoluzionarie novità iconografiche e figurative proposte da Tiziano.
Alcune fonti sostengono addirittura che il committente fosse restio nell’acquistare l’opera e decise di accettarla solo dopo l’offerta da parte di un ambasciatore imperiale.
Queste incomprensioni si dissolsero ben presto trasformandosi in un’ammirazione unanime.

DESCRIZIONE ICONOLOGICA
DESCRIZIONE DELLA STRUTTURA COMPOSITIVA: la struttura compositiva di questo dipinto si sviluppa su tre piani diversi: nel primo piano gli apostoli, nel secondo Maria e nel terzo Dio; questi tre settori non sono così staccati come può sembrare ma sono uniti, oltre che dal colore anche dai gesti delle mani degli apostoli pretese verso l’alto, dalle braccia aperte di Maria ed infine dalle braccia di Dio pronto ad accogliere Maria.
La composizione forma un triangolo che ha per vertici i due apostoli vestiti di rosso e Maria con, a sua volta, un monto rosso, colore che richiama anche il mantello di Dio.
Un’altra figura geometrica che possiamo scorgere è quella di un cerchio che inscrive Dio e Maria alludendo alla dimensione celeste verso la quale la Vergine ascende; in basso invece le immagini degli apostoli sono contenute entro una forma quadrangolare per sottolineare il fatto che essi pur partecipando all’evento miracoloso, vivono ancora in una dimensione terrena.
CONCEZIONE DELLA PROFONDITA’: la figura di Dio padre è disposta leggermente in diagonale per evitare statiche simmetrie; si staglia su uno sfondo dorato quello dell’Empireo e da un senso del movimento che pervade in tutta la scena.
La mancanza di un inquadramento prospettico viene sostituito dal rapporto unitario della luce.
FUNZIONE DELLA LINEA: la linea in questo dipinto è una linea marcata che segna volti e contorni; Tiziano qui, infatti, si differenzia proprio da Leonardo (tecnica dello sfumato).
È una linea essenzialmente curva che non domina, non è protagonista in quanto l’unico protagonista è il colore.
ILLUMINAZIONE: l'unità è dettata dal tripudio che esalta la meraviglia dei colori e inonda lo spazio.
È la luce ad assumere una funzione costruttiva, per il suo valore plastico e sonoro. Sotto questa folgorante inondazione l’osservatore è catturato da un vortice di suoni,movimento delle vesti, dal volo del manto della Vergine.
L’illuminazione è interna, è infatti presente una luce divina che proviene dall’alto, cioè da Dio, ma allo stesso tempo è una luce frontale che investe totalmente le figure così da creare delle zone intense di luce.
È presente anche il chiaro-scuro concentrato soprattutto nel piano in basso attribuendo così tridimensionalità. COLORE: In questo dipinto possiamo trovare, per quanto riguarda il colore la prima fase della carriera di Tiziano (vedi Tiziano di Panofsky) in cui il pittore si libera della tradizione di Bellini, Giorgione per prediligere due colori fondamentali: il rosso e il verde nel loro pieno contrasto.
Le ombre come per Leonardo non sono nere ma grigie e il carattere che il colore da all’opera è lirico e calmo.
Il colore sottolinea e amplifica gli atteggiamenti, i gesti, le reazioni dinamiche fra le figura.
SRESURA DEL COLORE: il colore viene steso in modo omogeneo con pennellate ordinate e regolari dando l’effetto della luce che investe il soggetto e l’aderenza alla realtà.
SCHEDA DI ANALISI PER UN’OPERA PITTORICA

TITOLO COMUNEMENTE ADOTTATO ED EVENTUALI ALTRI: (esplicitarne le ragioni).
· PARTE PRIMA: ORIGINE E MATERIALI.
1. AUTORE (anonima? opera autografa? con aiuti? attribuita?).
2. COMMITTENTE E DESTINAZIONE ORIGINALE DELL’OPERA (eventuale destinazione attuale se diversa da quella originale)
3. DATAZIONE (anno di inizio? anno di termine? decennio? frazione di secolo? secolo? Frazione di millennio? millennio?).
4. COLLOCAZIONE (attuale e, se diversa, originale).
5. MATERIALE, TECNICA, FORMATO ed, eventualmente, STATO DI CONSERVAZIONE (mosaico, affresco, tempera, olio su tavola o su tela o su pietra, acquerello…? quadrato, rettangolare, circolare, a rombo, a rombo quadrilobato, fregio continuo, sequenza narrativa a riquadri…? copia, integro, parzialmente leggibile, gravemente lacunoso?)
6. DIMENSIONI.
· PARTE SECONDA: DESCRIZIONE ICONOGRAFICA.
1. TIPOLOGIA DELA COMPOSIZIONE (è figurativa? è astratta?)
2. IDENTIFICAZIONE DEL SOGGETTO E SUA DESCRIZIONE ANALITICA: identificare ogni elemento della composizione, iniziando da quelli principali, posti in una posizione privilegiata, o comunque posti in evidenza per dimensione o colore. Precisare se sono elementi della realtà fisica o metafisica, appartenenti ad una determinata religione o credo, letterari, storici, riconoscibili o ignoti, geometrici, fantastici o appartenenti all’esperienza sensibile, simbolici, allegorici, metaforici, realistici.

· PARTE TERZA: DESCRIZIONE FORMALE.
1. DESCRIZIONE DELLA STRUTTURA COMPOSITIVA (è semplice o complessa? è paratattica o sintattica? è ortogonale? è obliqua? è radiale? insiste sull’asse di simmetria? è simmetrica o asimmetrica, se sì quale? insiste su un punto, centrale o marginale? contiene una cornice interna? si apre verso l’esterno? conferisce un effetto dinamico o statico? determina un ritmo costante o meno…?).
2. CONCEZIONE DELLA PROFONDITA’ (è assente? è illusoria? è suggerita dalle linee? è suggerita dalla posizione delle figure, scalate verticalmente o sovrapposte orizzontalmente? si organizza secondo una prospettiva, coerente o meno…?).
3. FUNZIONE DELLA LINEA (è presente o assente? frequente? ha un ruolo importante nella definizione della forma? è decorativa? marcata o leggera? sottile o ampia? continua o discontinua? armonica? spezzata? spigolosa? curva? frastagliata…?).
4. ILLUMINAZIONE (è interna o esterna? è coerente o incoerente? intensa o bassa? zenitale o obliqua? diffusa o concentrata?) E FUNZIONE DEL CHIAROSCURO (è presente o assente? coerente o incoerente? è tenue o marcato? è grossolano o raffinato? è drammatico? conferisce tridimensionalità ai corpi? è tale da compromettere la visibilità di alcune parti dell’immagine…?)
5. COLORE (è monocromo o policromo? è naturalistico o artificiale? è simbolico? è convenzionale ? è complessivamente chiaro o scuro? presenta forti o tenui contrasti? vi sono colori molto diversi e vi è un colore dominante? è timbrico o tonale? si accostano colori complementari o no… saturo? insaturo? coprente? trasparente?).
6. STESURA DEL COLORE (per campiture omogenee? con pennellate distinte, regolari, irregolari, ordinate, disordinate, controllate, parallele, incrociate, ampie, brevi, larghe, sottili…?).
· PARTE QUARTA: CONSIDERAZIONI SINTETICHE.
1. Specificare quali aspetti originali presenta l’opera, rispetto ai precedenti e ai paralleli analoghi, sotto l’aspetto tecnico, iconografico, stilistico; quali differenze la qualificano e come possono essere spiegate; cosa comportano sul piano interpretativo del soggetto quelle determinate scelte operate dall’autore, specificare se sono note derivazioni o imitazioni.
2. Stabilire quali relazioni possono essere instaurate fra l'opera considerata e altri prodotti culturali, prossimi e lontani.
3. Eventuali proprie e motivate valutazioni personali.






SCHEDA DI ANALISI PER UN’OPERA SCULTOREA.

TITOLO COMUNEMENTE ADOTTATO ED EVENTUALI ALTRI: (esplicitarne le ragioni).

· PARTE PRIMA: ORIGINE E MATERIALI
1. AUTORE (anonima? opera autografa? con aiuti? attribuita?).
2. COMMITTETE E DESTINAZIONE DELL’OPERA.
3. DATAZIONE (anno di inizio? anno di termine? decennio? frazione di secolo? secolo? frazione di millennio? millennio?).
4. COLLOCAZIONE (attuale e, se diversa, originale).
5. MATERIALE, TECNICA, TIPO ed, eventualmente, STATO DI CONSERVAZIONE (marmo, legno, bronzo…? a tuttotondo, a rilievo (basso o alto), monumento, stele, statuetta votiva, ready made, performance, installazione…? copia, integra, parzialmente leggibile, mutila, gravemente lacunosa?).
6. DIMENSIONI.

· PARTE SECONDA: DESCRIZIONE ICONOGRAFICA.
1. TIPOLOGIA DELLA COMPOSIZIONE (è figurativa? è astratta?)
2. IDENTIFICAZIONE DEL SOGGETTO E SUA DESCRIZIONE ANALITICA: identificare ogni elemento della composizione, iniziando da quelli principali, posti in una posizione privilegiata, o comunque posti in evidenza per dimensione o colore. Precisare se sono elementi della realtà fisica o metafisica, appartenenti ad una determinata religione o credo, letterari, storici, riconoscibili o ignoti, fantastici o appartenenti all’esperienza sensibile, simbolici, allegorici, metaforici, realistici.

· PARTE TERZA: DESCRIZIONE FORMALE.
1. DESCRIZIONE DELLA STRUTTURA COMPOSITIVA (è semplice o complessa? è paratattica o sintattica? è ortogonale? obliqua? radiale? insiste sull’asse di simmetria? è simmetrica o asimmetrica, se sì in che modo? insiste su un punto, centrale o marginale? contiene una cornice interna? si apre verso l’esterno? conferisce un effetto dinamico o statico? determina un ritmo costante o meno? è in equilibrio o ha il baricentro esterno ed è squilibrata? prevalgono i pieni o i vuoti?…).
2. CONCEZIONE DELLA PROFONDITA’ (accentuata o minima? sottosquadro? determina una profondità illusoria? è suggerita dalla posizione delle figure, scalate verticalmente o sovrapposte orizzontalmente? è cava? è penetrabile? si organizza secondo una prospettiva, coerente o meno? si staglia su uno sfondo piano?…).
3. TRATTAMENTO DELLE SUPERFICI (sono appiattite? nettamente profilate? arrotondate? solcate? scanalate? lisce? levigate? lucide? opache? porose? rugose? ampie? sottili? frastagliate? spigolose? sovrapposte? compenetrate? stratificate? accostate?…).
4. MODELLATO E CHIAROSCURO (è tenue o marcato? grossolano o raffinato? morbido o drammatico? conferisce tridimensionalità ai corpi?…).
5. FUNZIONE DELLA LINEA (è presente o assente? frequente? ha un ruolo importante nella definizione della forma? è decorativa? marcata o leggera? sottile o ampia? continua o discontinua? armonica? spezzata? spigolosa? curva? frastagliata?…).
6. COLORE (è monocromo o policromo? è superficiale o dei materiali? è naturalistico o artificiale? convenzionale? simbolico? complessivamente chiaro o scuro? presenta forti o tenui contrasti? vi sono colori molto diversi e vi è un colore dominante? è timbrico o tonale? si accostano colori complementari o no? crea effetti di simmetria?…).
· PARTE QUARTA: CONSIDERAZIONI SINTETICHE.
1. Specificare quali aspetti originali presenta l’opera, rispetto ai precedenti e ai paralleli analoghi, sotto l’aspetto tecnico, iconografico, stilistico; quali differenze la qualificano e come possono essere spiegate; cosa comportano sul piano interpretativo del soggetto quelle determinate scelte operate dall’autore; specificare se sono note derivazioni o imitazioni.
2. Stabilire quali relazioni possono essere instaurate fra l'opera considerata e altri prodotti culturali, prossimi e lontani.
3. Eventuali proprie e motivate valutazioni personali.









SCHEDA DI ANALISI PER UN’OPERA ARCHITETTONICA.

TITOLO COMUNEMENTE ADOTTATO ED EVENTUALI ALTRI: (esplicitarne le ragioni).
· PARTE PRIMA: ORIGINE E MATERIALI.
1. AUTORE (anonima? opera autografa? con aiuti? attribuita?…).
2. COMMITTENTE (chi ha chiesto all’autore di realizzare l’opera?).
3. DATAZIONE (anno di inizio? anno di termine? decennio? frazione di secolo? secolo? frazione di millennio? millennio…?).
4. COLLOCAZIONE (descrizione del sito originale e, se diverso, attuale).
5. MATERIALI ed, eventualmente, STATO DI CONSERVAZIONE (pietra, laterizio, marmo, legno, cemento armato, ferro, vetro…? integro, restaurato, ristrutturato, parzialmente leggibile, gravemente lacunoso?…).
6. DIMENSIONI.
· PARTE SECONDA: DESCRIZIONE TIPOLOGICA.
1. IDENTIFICAZIONE DELLA DESTINAZIONE D’USO DELL’INSIEME E DELLE PARTI: identificare ogni parte dell’edificio specificandone la destinazione funzionale, iniziando da quelle principali o più esterne, in ogni caso secondo un ordine coerente.
· PARTE TERZA: DESCRIZIONE FORMALE.
1. MODALITA’ DELLA COMPOSIZIONE – VOLUMETRIA (è paratattica o sintattica? semplice o complessa? presenta un ordine geometrico o è un aggregato disordinato di volumi? …).
2. DESCRIZIONE DELLA STRUTTURA COMPOSITIVA PLANIMETRICA (è semplice o complessa? insiste su un’asse di simmetria? se sì descriverne la posizione, è simmetrica o asimmetrica? è ortogonale? è radiale? si apre verso l’esterno o ha un perimetro chiuso?…).
3. SISTEMI COSTRUTTIVI (sistema trilitico, archivoltato, a telaio?…).
4. ALZATO DELLA FACCIATA, O FACCIATE PRINCIPALI (è semplice o complessa? insiste su un’asse di simmetria? se sì descriverne la posizione, è simmetrica o asimmetrica? è suddivisa in parti o è uniforme? si apre verso l’esterno o ha un perimetro chiuso? prevalgono le masse o i vuoti? è piana, frastagliata, curva? presenta parti rientranti o aggettanti? quali sono gli elementi portanti? specificare quali materiali sono presenti e con quale funzione…, comprende elementi scultorei o pittorici, eventualmente come inseriti).
5. TRATTAMENTO DELLE SUPERFICI (sono appiattite? nettamente profilate? arrotondate? rientranti? aggettanti? solcate? scanalate? grezze? lisce? levigate? lucide? trasparenti? opache? porose? rugose? ampie? sottili? frastagliate? spigolose? sovrapposte? intonacate? a pietra a vista? a bugnato? compenetrate? stratificate? accostate?…).
6. CARATTERI STILISTICI (sono adottati stilemi classici? sono adottati gli ordini classici? sono riconoscibili determinati stilemi? romanici? gotici? rinascimentali? barocchi?…).
7. SISTEMA DI COPERTURA – TETTO (è ligneo? in laterizio? lapideo? in cemento armato? a spioventi? piano? a volta a …? a cupola? a capriate? a carena di nave?…).
8. ALZATO INTERNO (seguire le indicazioni adottate per l’esterno).
9. COLORE (è monocromo o policromo? superficiale o dei materiali? presenta forti o tenui contrasti? vi sono colori molto diversi e vi è un colore dominante? …).
· PARTE QUARTA: CONSIDERAZIONI SINTETICHE.
1. Specificare quali aspetti originali presenta l’opera, rispetto ai precedenti e ai paralleli analoghi, sotto l’aspetto tipologico, morfologico e stilistico; quali differenze la qualificano e come possono essere spiegate; cosa comportano quelle determinate scelte operate dall’autore; specificare se sono note derivazioni o imitazioni.
2. Stabilire quali relazioni possono essere instaurate fra l'opera considerata e altri prodotti culturali, prossimi e lontani.
3. Eventuali proprie e motivate valutazioni personali
Ora tocca ai ragazzi di 4° e 5° inserire quello che hanno visto alla mostra Venezia '900 di Treviso!
Ciao a tutti, finalmente qualcuno di voi è riuscito ad entrare..... uno a caso????!!!! Andrea!

Origini delle Catacombe e Catacombe più famose

Le origini delle Catacombe

Le catacombe nascono a Roma tra la fine del II e gli inizi del III secolo d.C., con il pontificato del papa Zefìrino (199-217) che affidò al diacono Callisto, il quale diverrà papa (217-222), il compito di sovrintendere al cimitero della Via Appia, dove saranno seppelliti i più importanti pontefici del III secolo. L’uso di seppellire i defunti in ambienti sotterranei era noto già agli etruschi, ai giudei e ai romani, ma con il cristianesimo nacquero dei sepolcreti ipogei molto più Complessi ed ampi, per accogliere in un’unica necropoli tutta la comunità. Il termine antico per designare questi monumenti è coemeterium, che deriva dal greco e significa dormitorio, nel senso che si vuole sottolineare il fatto che per i cristiani la sepoltura non è altro che un momento provvisorio, in attesa della resurrezione finale. Il termine catacomba, esteso a tutti i cimiteri cristiani, definiva, in antico, soltanto il complesso di S. Sebastiano sulla Via Appia.

Le Catacombe più famose


  • Catacombe di Domitilla, Priscilla, San Pancrazio, San Lorenzo, San Sebastiano, San Valentino, Sant'Agnese, di via Anapo e di San Callisto.

  • Catacombe di Pretestato: si trovano lungo la via Appia e sorsero già alla fine del II secolo, comprendevano nel sopraterra una vasta area funeraria prima pagana poi cristiana, che ospitava diverse tombe di martiri. Nelle regioni più antiche si segnalano il cubicolo della coronatio, con rarissima raffigurazione dell'incoronazione di spine, ed una pittura del IV secolo con Susanna e i vecchioni, nelle allegoriche vesti di agnello e lupi

  • Catacombe di San Callisto: Le catacombe di San Callisto si trovano lungo la via Appia. Sono sorte verso fine del II secolo, con alcuni ipogei cristiani privati e da un'area funeraria direttamente dipendente dalla chiesa romana, prendono nome dal diacono Callisto I, preposto da papa Zefirino all'amministrazione del cimitero stesso; salito a sua volta al soglio pontificio, egli ingrandì il complesso funerario, che ben presto divenne quello ufficiale della Chiesa. Le gallerie, dove trovarono sepoltura più di cinquanta martiri e sedici pontefici, fanno parte di un complesso cimiteriale che occupa quindici ettari e raggiungono una lunghezza di quasi venti km; i nuclei più antichi sono le cripte di Lucina e la regione detta dei Papi e di Santa Cecilia, dove si conservano alcune tra le memorie più sacre del luogo (le cripte dei Papi e di Santa Cecilia, e i cubicoli dei Sacramenti); le altre regioni sono denominate di San Gaio e di Sant'Eusebio (della fine del III secolo), Occidentale (risalente alla prima metà del IV secolo) e Liberiana (della seconda metà del IV secolo), con grandiose architetture sotterranee. Una scala moderna, sul posto dell’antica fatta costruire da papa Damaso I, dà accesso alla regione dei Papi, in cui si visita l'omonima cripta, dove furono sepolti nove pontefici e, forse, otto esponenti della gerarchia ecclesiastica: lungo le pareti sono le iscrizioni originali in greco dei pontefici Ponziano, Antero, Fabiano, Lucio I e Eutichiano. Nella parete di fondo fu deposto anche papa Sisto II, ucciso durante la persecuzione di Valeriano; dinanzi al suo sepolcro papa Damaso fece incidere un'iscrizione metrica nei caratteri ideati dal calligrafo Furio Dionisio Filocalo.
    Nella cripta contigua è la tomba di Santa Cecilia, le cui reliquie furono rimosse da papa Pasquale I nell'8210: gli affreschi degli inizi del IX secolo sulle pareti raffigurano Santa Cecilia orante, il busto del Redentore e papa Urbano I. Poco lontano, una galleria della fine del II secolo dà accesso ai cubicoli dei sacramenti, che ospitano affreschi della prima metà del III secolo alludenti al battesimo, l'eucaristia e alla resurrezione della carne; nella contermine regione detta di San Milziade, il sarcofago del bambino ha la fronte scolpita di episodi biblici. Nella regione dei Santi Gaio ed Eusebio ci sono alcune cripte distinte, una opposta all’altra, che accolgono i sepolcri dei papi Caio, con un'iscrizione, ed Eusebio, deceduto in Sicilia dove era stato esiliato da Massenzio e traslato a Roma durante il pontificato di Milziade; su una copia in marmo della fine del IV secolo (di cui ci sono sul lato opposto i frammenti originali) si legge un'iscrizione damasiana con il ricordo dello scisma suscitato da Eraclio per la questione dei lapsi . Percorrendo la galleria si incontrano, in successione, la cripta dei martiri Calocero e Partenio e il doppio cubicolo di Severo, che contiene un'scrizione ritmica (non posteriore al 304) dove il vescovo di Roma Marcellino viene chiamato per la prima volta papa e viene professata la fede nella resurrezione finale. In una regione più remota è la deposizione di papa Cornelio, il cui sepolcro conserva l'iscrizione originale contenente il titolo di martyr e, ai lati, splendide pitture, con caratteri stilistici bizantini del VII ed VIII secolo, raffiguranti i papi Sisto II e Cornelio ed i vescovi africani Cipriano ed Ottato. In un vicino cubicolo sono alcuni fra i più antichi, della fine del II e gli inizi del III secolo, affreschi delle catacombe romane: nel soffitto, un Buon Pastore con degli oranti, e sulla parete di fondo due pesci con un cestino di pani sul dorso, simbolo dell'eucarestia.

giovedì 1 marzo 2007

Le catacombe, antiche aree cimiteriali sotterranee, hanno una etimologia incerta, sebbene oggi si faccia derivare il loro nome dal greco (kata cumbas, in italiano cavità sotterranee, oppure presso l'avvallamento riferendosi più specificatamente alla prima catacomba scoperta a Roma, quella di San Sebastiano che era appunto collocata vicino ad un avvallamento detto appunto locus ad catacumbas). Esse sono solitamente scavate nel tufo (facile da scavare) e possono avere anchè più livelli con profondità che arrivano fino a 30 metri.
Le sepolture in complesse strutture ipogeiche non sono una prerogativa cristiane
ne esistono anche di fenicie e pagane . Sebbene anche gli etruschi e gli ebrei usavano seppellire i loro morti in camere sotterranee, i cristiani ricrearono tale pratica inumativa abbandonando, a causa della fede nella ressurrezione , l'uso della cremazione pagana.

Descrizione:

Le catacombe sono poste sempre al di fuori della città, in quanto la sepoltura urbana era vietata dalla legge romana per motivi religiosi e di igiene.I terreni sui quali erano costruiti, appartenevano a privati o a collegi funerari.
Esse sono costituite da lunghe gallerie strette e basse dette ambulacri, dai sette a trenta metri sotto la superficie, di circa 2,5 m di altezza e 1 m di larghezza e intercomunicanti ai vari livelli tramite ripidi scalini. Nelle pareti degli ambulacri sono scavate le tombe, dette loculi che avevano un'altezza di 40-60 cm ed una lunghezza variabile dai 120 ai 150 cm; questi ultimi erano vere e proprie camere di pietra che accoglievano i corpi avvolti in lenzuoli di lino oppure posti in sarcofagi
di pietra. Gli ambulacri potevano essere intervallati, oltre che con i loculi più comuni, anche con i cubicoli, piccoli ambienti destinati ad ospitare le tombe di una famiglia o associazione, e con le cripte, contenenti solitamente la tomba di un martire; inoltre si possono trovare anche tombe sormontate da un arco, dette arcosoli e destinate ai nobili, ai martiri e ai Papi.

La luce e l'aria filtravano attraverso dei pozzi verticali quadrati, chiamati lucernari. La tomba veniva successivamente chiusa ponendo della malta e una lastra di maemo o delle tetole di terracotta, sulle quali veniva inciso spesso il nome del defunto, l'età e la data di morte; spesso a tali informazioni veniva aggiunta un'epigrafe religiosa o simbolica. Lo studio di tali epigrafi riveste un'importanza capitale.

La decorazione delle catacombe, in genere ad affresco, presenta soggetti, tecniche e stili derivati dall'arte pagana, spesso reinterpretata secondo le nuove credenze. Ne sono un esempio il mito di Orfeo , mentre ammansisce le fiere oppure Mecurio crioforo (trasformato nel Buon Pastore). Si faceva anche uso di soggetti in chiave decorativa o simbolica (pesci, uccelli, rami di olivo, figure umane come l'orante o il pescatore, etc.). Successivamente si aggiunsero a queste scene tratte dall'Antico e Nuovo Testamento, raffiguranti soprattutto la vita ed i miracoli di Gesù Cristo.